Lo “Chénier” secondo un americano

PIERFRANCESCO GIANNANGELI
Il Messaggero, Mercoledì, 10 Agosto 2005

Un americano che interpreta un francese e canta in italiano. Ma dietro a tutto ci sono le Marche e il loro fascino segreto. Steven Harrison, newyorchese, da stasera e per le ultime due repliche sarà Andrea Chénier allo Sferisterio. Personaggio simpaticissimo, Harrison ha uno speciale rapporto con le Marche. Se oggi, infatti, è un cantante lirico, buona parte della sua carriera la deve a un soggiorno a Urbino, quando era studente. Allievo della Suny, l’università di New York dove stava approfondendo i suoi studi in pianoforte e oboe (che aveva cominciato da bambino), venne nel Montefeltro per uno scambio culturale. A Urbino studiò la lingua italiana, il cinema, la storia dell’arte.

“Quando tornai a New York – racconta – cominciai a cantare, perché finalmente capivo l’italiano”. Iniziò lavorare nell’ opera, con il lavoro nel coro. Dopo un’esperienza in New Messico, al teatro di Santa Fé, lo chiamò la New York City Opera per un provino, al termine del quale gli venne offerto un ruolo nella Bohéme. Era il 1995 e cominciò la sua carriera. “Era scritto che doveva andare così – dice – Adesso capisco che forza mi ha preso qui nelle Marche, durante quei giorni a Urbino. E ora mi trovo a cantare in un ruolo che è stato reso grande proprio dai migliori tenori marchigiani”. Secondo Harrison quella dello Chénier è una parte che dà soddisfazione.

“La musica e la storia sono universali, dunque parlano a tutti. I protagonisti e i loro conflitti, mescolati alle frasi musicali, colpiscono dritti al cuore. Per chi canta è una grande opportunità per liberare le emozioni, che ti portano dall’inizio alla fine”.